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Rappresentazione visiva dell'articolo: Vaccini & Finanza

I media non fanno altro che parlare di vaccini antiCovid e, come era prevedibile, ci si scopre non solo un popolo di allenatori ma anche di esperti virologi.

Vaccino sì o vaccino no?

Per affrontare queste scelte, in una condizione di incertezza come quella attuale, il nostro cervello sarà portato a cercare delle scorciatoie e a incappare in distorsioni mentali definite come ancoraggio.

Abbiamo paura degli effetti collaterali del vaccino, quando statisticamente è dimostrato che solamente una persona su due milioni può esserne vittima , mentre il rischio effettivo di contrarre il virus è di due persone ogni cento.

Affermiamo di non fidarci perché non conosciamo il suo contenuto come se, invece, sapessimo esattamente cosa c’è all’interno dei wurstel che mangiamo con gusto o nelle salse con cui condiamo gli hamburger.

Siamo intimoriti dalla possibilità che il vaccino possa causare trombosi, quando poi assumiamo senza problemi farmaci antinfiammatori non steroidei come ibuprofene, acido acetilsalicilico, ketoprofene (i cosiddetti FANS) quando abbiamo mal di testa. Li prendiamo senza sapere che questi medicinali di uso comune possono sviluppare ugualmente una trombosi venosa profonda, così come l’uso della pillola anticoncezionale che ne è la causa per circa sei donne su diecimila ogni anno.

Questo ancoraggio è presente anche in finanza quando ci troviamo di fronte a qualche scelta da dover prendere in una condizione di incertezza: questo fa comprendere quanto sia difficoltoso vincere le nostre emozioni sia nei confronti del denaro che della salute.

A questo punto viene naturale chiedersi se il comportamento dei risparmiatori, quando si accingono ad acquistare beni finanziari o immobili, sia razionale oppure se entrino in gioco i bias (meglio noti come pregiudizi).

Lasciare i propri risparmi fermi su un conto corrente a rendimento zero che, con l’effetto dell’inflazione e di varie spese e commissioni, fa diminuire il potere di acquisto, è un comportamento razionale o pregiudizievole?

Non investo perché non mi fido (esattamente come succede per i vaccini), perché “non si sa mai” (per citare Giorgio Faletti “La pecora passa tutta la vita con la paura del lupo. Alla fine la mangia il pastore!”) o perché, in questo momento, ho altro a cui pensare (cosa ci sarà di più importante del proprio benessere finanziario futuro?) sono tutte trappole mentali. Di fronte a ogni ostacolo tendiamo a cercare la strada più semplice, senza ricordare che “per fare un passo avanti, bisogna perdere l’equilibrio” come diceva Snoopy.

Nulla è facile. 

Mi rendo conto che, se non ci siamo abituati, non sia facile progettare una pianificazione finanziaria e, per questo, occorre trovare una persona di fiducia che ci sproni a fare il primo passo, quello che il premio nobel Richard Thaler chiama “la spinta gentile”.

Io preferisco il divano rispetto alle scarpette da corsa, eppure il mio dottore mi ha più volte consigliato di fare del movimento. La mia spinta gentile è arrivata attraverso il mio cane che, obbligandomi a portarlo fuori, mi ha costretto “gentilmente” a lasciare il divano e indossare le scarpette.

Dovrebbe andare così anche nella cura dei propri risparmi. Non c’è giornale, anche non economico, che non citi i danni causati dai troppi risparmi non investiti, ma di fronte a questa cosa rimaniamo indifferenti.  Adesso diverse banche stanno contrastando questo fenomeno chiudendo i conti correnti con la speranza di dare una svolta a questa abitudine, ma io penso che tutto debba iniziare da un’attenta educazione finanziaria e dalla volontà di dedicare del tempo di qualità nell’affrontare questo argomento.

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