In passato, si definiva con il termine “Golden Age” il periodo compreso tra il 1949 e il 1973, anno di una grave crisi petrolifera. Quel periodo venne chiamato così per via dello sviluppo economico senza precedenti vissuto sia in America che in Europa.
Oggi, con questo termine, si definisce, invece, l’arco di vita di una persona dopo il suo ritiro dall’attività lavorativa. Considerato il costante invecchiamento della popolazione, secondo l’OCSE, entro il 2050, ben il 21% della popolazione sarà over 60 (oggi lo è il 12%). Dati alla mano è evidente come l’aspetto più importante sarà, senza dubbio, la conquista dell’autonomia e la capacità di condurre uno stile di vita “attivo”.
Negli ultimi dieci anni la percentuale di persone non autosufficienti con meno di 75 anni è scesa, mentre è in aumento per gli over 80. Tale fenomeno, quindi, comporterà un progressivo aumento delle patologie collegate all’avanzamento dell’età le quali necessitano di un maggior impiego di risorse sia pubbliche sia private.
Assistiamo, infatti, a un continuo aumento di richiesta di prodotti nel campo del biopharma, delle tecnologie mediche e dei servizi per la salute in ambiti come la cura e l’assistenza.
Golden Age propone due sfide alla società odierna: la prima, più importante, è quella che io definisco “PER”, cioè sfruttare il “tempo” per accantonare risorse da utilizzare quando lasceremo l’attività lavorativa per una pensione senza pensieri. Quello che io definisco “i vecchi del futuro sono i giovani d’oggi”. Oggi possiamo contare su numerosi strumenti finanziari, pensati per coprire tutte le varie esigenze e obiettivi, dal semplice PAC a un fondo pensione fino ad arrivare alla costante gestione del proprio patrimonio.
La seconda sfida è, invece, quella che definisco “IN”, cioè la capacità di vedere in questo megatrend un’importante opportunità di investimento di “tendenza”. In questo caso è necessario ricordare che parliamo, comunque, di azionario e di lunghissimo termine.
Le persone, una volta in pensione, non vorranno – giustamente – rinunciare alle loro passioni e a tutte le esigenze che hanno già oggi. Saranno, molto probabilmente, più aperte nei confronti delle novità tecnologiche e dei viaggi, a un ritmo tre volte superiore a quello delle altre fasce della popolazione. Teniamo presente, inoltre, che i senior sono, molto spesso, più benestanti rispetto alla fascia di popolazione più giovane.
Sono convinto che la crescita della “silver economy” offrirà alle aziende e agli investitori la possibilità di beneficiare di un potente trend in forte crescita.