Nel celebre film “Non ci resta che piangere”, Mario e Saverio, magicamente catapultati nel 1492, si apprestano a compiere un lungo viaggio per il Portogallo con lo scopo di impedire la partenza di Cristoforo Colombo alla volta della scoperta dell’America. Siamo nell’epoca del Rinascimento fiorentino, momento particolarmente difficile per l’economia. Èd è proprio in questo periodo storico che, per volere delle Magistrature della Repubblica di Siena, vediamo la nascita del Monte Pio. Stiamo parlando del più antico sistema bancario del mondo, inizialmente istituito con l’intento di sostenere le classi più disagiate.
Oggi è più ampiamente conosciuto come Monte dei Paschi di Siena.
Si tratta di un’istituzione completamente diversa da quella odierna. Inizialmente infatti, le banche svolgevano semplicemente l’attività di orafi. Avevano quindi il compito di custodire l’oro dei propri clienti, per poi restituirlo secondo necessità di questi ultimi. Per questo servizio la banca otteneva un compenso.
Ben presto però s’intuì l’esigenza di produrre delle “note di banco” in quanto notevolmente più pratiche da trasportare rispetto all’oro, specie nei lunghi viaggi.
Con il passare del tempo gli “orafi” ebbero sempre più clienti, consolidandone la loro fiducia, fino a trasformarsi in banchieri moderni, un sistema completamente differente. La funzione principale della banca oggi è quella creditizia. In altre parole, compie un’intermediazione nel settore del credito: raccoglie capitali dai risparmiatori e ne offre a coloro che richiedono un prestito.
Nel primo caso, la banca paga un interesse corrispettivo al risparmiatore. Al contrario, ne riceverà in caso di erogazione. Sarà quindi lo spread, ovvero la differenza tra interessi pagati e incassati, a generare il suo utile. Più questo tasso riconosciuto si mantiene notevolmente inferiore a quello incassato, maggiore sarà il guadagno per la banca.
Oggi questa teoria si è un pò modificata per effetto del perdurare dei tassi bassi sostenuti dalle Banche Centrali con lo scopo di sostenere il sistema finanziario. In nessun trattato di economia viene riportato che a seguito di un prestito del proprio denaro si possa ottenere una cifra minore. Eppure è così.
Tenendo conto infatti che i nostri Titoli di Stato hanno una solidità considerevolmente inferiore rispetto ad altri Paesi dell’area Euro, occorre investire a una scadenza di sei anni per ottenere un rendimento “positivo” dello 0,06%. Neppure con una durata di 15 anni (1,06%) possiamo garantirci una protezione da quella tassa occulta che conosciamo come “inflazione”.
Sono più di 1700 i miliardi fermi sui conti correnti degli italiani. Con questa tendenza a rendimento zero il problema non verrà mai affrontato. Il momento di forte incertezza economica, ma ancor più sanitaria, complica la situazione. Ma l’immobilismo è ancor più nocivo.
Basterebbe anche solo destinare una modesta quota del 20/30% in economia reale, per far rivalutare anche quella quota non investita e sfruttata.
Giustificare tutto ciò con l’idea che “questo non è il momento ideale per gli investimenti” significa non affrontare un problema reale che rimarrà tale per molto tempo, perché in quest’ottica “non è mai il momento ideale per investire”.
Nel Febbraio 2020 la pandemia ha inferto un duro colpo all’economia, ma ancor più grave alla mentalità e alla ratio. L’indice MS WORLD da 1600 punti è salito a 3049, in un momento ritenuto “non opportuno”.