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Rappresentazione visiva dell'articolo: LA TEMPESTA

Quando la tempesta sarà finita,

probabilmente non saprai neanche

tu come hai fatto ad attraversarla e

a uscirne vivo.

Anzi, non saprai neanche sicuro se

sia finita per davvero.

Ma su un punto non c’è dubbio.

Ed è che tu, uscito da quel vento,

non sarai lo stesso che vi è entrato.

 

Ho deciso di riportare le parole dello scrittore giapponese Haruki Murakami perché con estrema semplicità racchiudono un’importante verità, che proprio in questi tempi stiamo vivendo tutti in prima persona. Il mondo è in continua evoluzione, un progresso così lento che neppure ce ne accorgiamo. Fino a quando un evento straordinario genera un’accelerazione a questo mutamento, lasciandoci di fronte a una realtà completamente diversa da quella cui eravamo abituati a vivere.


Ne abbiamo avuto esempio nel 2001, quando a seguito degli attacchi terroristici alle torri gemelle a New York il nostro modo di viaggiare è stato totalmente stravolto.
Oggi risuonano ancor più familiari queste parole. La pandemia che stiamo vivendo ha scosso del tutto i nostri equilibri. Torneremo senz’altro alla “normalità” ma questa dura esperienza ci segnerà nei nostri comportamenti, che certamente non potranno essere più tali.


Basta fare una riflessione su quante cose siano cambiate già ora. Dal semplice ingresso in un supermercato, all’uso dei mezzi pubblici, ai normalissimi acquisti di ogni giorno, alla socializzazione, ma soprattutto al modo di lavorare. Non si tratta di cambiamenti positivi o negativi, semplicemente porteranno a vivere in modo “diverso”.


Per la mia esperienza personale posso dire quanto il COVID 19 abbia già modificato il mio modo di lavorare. La mia attività è fondata in prevalenza sulla relazione con i clienti e questo mi spingeva a trascorrere molto tempo in auto per raggiungere le loro residenze. Oggi molti clienti mi richiedono una presenza differente, non più fisica ma digitale, attraverso social, video chiamate e chat. Ciò ha fatto sì che io potessi dedicare maggior tempo al colloquio effettivo col cliente, non dovendone perdere per raggiungere le loro abitazioni. Senza pensare al beneficio che ne trae l’ambiente dal minor utilizzo di mezzi per gli spostamenti.


Posso così programmare una visita con clienti anche distanti chilometri tra di loro, impensabile prima di tutto ciò. Ho potuto svolgere ad esempio un incontro nel mio ufficio con una cliente che risiedeva in un’altra città e contemporaneamente col marito nel suo studio in un’altra ancora.


Devo ammettere che la mia cultura è sempre stata “digitale” fin da quando, uscito da scuola nel lontano 1975, svolsi un master a quella che allora era  l’IBM in programmazione elettronica in linguaggio COBOL. Mi sono infatti sempre domandato come mai determinati incontri come quelli di aggiornamento o con gestori si sia deciso solo ora, per una emergenza sanitaria, di effettuarli tramite piattaforme web. Come mai non sia stata colta prima la convenienza e l’utilità di adottare questo metodo, senza dubbio più pratico e vantaggioso.


Di certo dobbiamo abituarci a vivere la socialità e i rapporti in un modo del tutto nuovo. Nello svolgere la mia attività, la fortuna di poter conversare in salotto con i clienti dei loro bisogni patrimoniali, più che finanziari, conoscendo il resto della famiglia e l’atmosfera, era di notevole aiuto per cogliere tutta una serie di informazioni non espressamente dette dal cliente stesso. Impossibile che questo avvenga stando dietro un bancone di filiale, alla presenza di tante altre persone. In digitale quelle sensazioni non sono più percepibili, occorre quindi fare molte più domande per capire i loro bisogni, anche quelli più latenti.


“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.”

Charles Darwin


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