La possibilità di rinegoziare un mutuo fu introdotta nel nostro regolamento attraverso la legge 40/2007 (On. Pier Luigi Bersani).
Molti clienti lamentano però di non veder accettata dalla banca la rinegoziazione del tasso del proprio mutuo, stipulato anni addietro con un tasso d’interesse più elevato.
Sebbene sia comprensibile la loro contrarietà, bisogna tener presente che la banca è pur sempre un’impresa e come tale ha l’obiettivo di generare utili agli azionisti.
Ma cosa rappresenta l’erogazione di un mutuo?
Nessun imprenditore, che sia una grossa multinazionale o la macelleria sotto casa, penserà di vendere i propri prodotti o servizi a un prezzo inferiore del loro rispettivo costo. Questo anche se la “merce” in questione è rappresentata dal “denaro”.
L’approvvigionamento di una banca avviene infatti attraverso l’emissione di obbligazioni o altre tipologie di raccolta. I suoi clienti saranno pertanto imprenditori che richiedono finanziamenti per le loro imprese o famiglie che desiderano ad esempio acquistare la loro casa.
La differenza tra il “costo” sostenuto, comprensivo del tasso d’interesse pagato e di tutti gli altri oneri (affitti, personale, telefonia, energia, ecc.), e l’incasso costituirà il bilancio annuale della banca.
Questo rapporto può andare incontro a deterioramento qualora quest’ultima concedesse prestiti a un prezzo minore o qualora i debitori non facessero fede ai loro impegni, come spesso accade, con conseguenti seri problemi per la banca. La recente storia insegna bene.
L’erogazione di un mutuo avviene attraverso un atto pubblico alla presenza di un notaio, il quale impegna le parti. La rinegoziazione di un mutuo rappresenta quindi una richiesta di variazione di tale obbligazione.
Un esempio può rendere più facilmente comprensibile il concetto:
5 anni fa Mario e Lucia avevano stipulato un mutuo con la Banca “X” di 200.000€, per acquistare la loro prima casa, da rimborsare in 20 anni al tasso del 3,00%. Oggi, con un andamento dei tassi molto basso, hanno maturato l’idea di rinegoziare il loro mutuo. La Banca “X” a suo tempo, per finanziarsi, aveva emesso un’obbligazione al 2,00%. Spiegando “molto semplicemente”, è chiaro che, per abbassare il tasso ai loro clienti, dovrebbe rimborsare una parte di obbligazione al 2% ed emetterne un’altra a un tasso più basso. Considerando inoltre che la normativa prevede che tutte le spese, incluse quelle notarili, sono a carico della banca, risulta comprensibile il mancato entusiasmo di fronte a tale richiesta.
Un’alternativa sarà quindi la surroga presso un altro istituto bancario. Ma anche in questo caso, a volte, si possono riscontrare delle difficoltà.
È necessario quindi non scoraggiarsi, ma avere pazienza e dedicare il giusto tempo a questo genere di situazioni. Molti fattori potrebbero influenzare e modificare le circostanze. Ad esempio bisogna tener presente che a fine anno alcune banche chiudono il proprio budget e potrebbero essere perciò più propense a queste operazioni, rispetto ad altre banche che lo hanno già raggiunto.
Una nota per concludere:
un cliente accetterebbe di sottoscrivere un’obbligazione con un eventuale rischio di mancato rimborso, a 25 o più anni, all’1,09%/1,40% (offerta minime e massima in questo periodo)?