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Rappresentazione visiva dell'articolo: FONDI vs ETF

Quante volte ci è capitato di entrare in farmacia con la ricetta prescritta dal nostro medico e alla domanda del farmacista, “originale o generico?”, la nostra risposta, in modo del tutto scontato, è stata: “originale!”. Perché la salute è salute e non guardiamo a spese. In finanza non la pensiamo allo stesso modo. La convinzione è che meno si spende più si guadagna. Eppure non è esattamente così.


Avvalendoci sempre di una metafora con la medicina, ci sono farmaci da banco che possiamo acquistare senza ricetta persino in un supermercato, mentre solo per i più importanti occorre una prescrizione medica. Il facile accesso, anche attraverso piattaforme web, a tutti i mercati mondiali e l’inesistenza della clausola “solo dietro prescrizione” ci rende in qualche modo tutti traders. Questo non fa altro che generare  una cattiva educazione finanziaria. Con estrema facilità infatti possiamo autonomamente acquistare direttamente sul mercato strumenti finanziari come ETF.


Si tratta di un’anormalità del nostro Paese. Nel mondo anglosassone la consulenza finanziaria è indispensabile, la cui parcella solitamente varia da un 3% all’1% annuo o da 300$ a 800$ a settimana.  La storica società di gestione Vanguard di ETF ha valutato che l’”Alfa del consulente”, nella gestione del denaro e degli altri asset patrimoniali, è compreso nell’intervallo del 3-4% all’anno in più rispetto ad un risparmiatore “fai da te”.

 

Ma cosa sono esattamente gli ETF?

ETF è l’acronimo di Exchange-Traded Fund. Essi sono anche detti fondi passivi, perché replicano un benchmark o un mercato a cui sono riferiti. Il lavoro, quindi, della società di gestione è minino e questo ne giustifica il minor costo.


Una volta individuato l’indice di riferimento non vi è altro che un computer, il quale smista gli acquisti e le vendite e opera passando i relativi ordini. In un vero fondo, e mi riferisco a quelli “realmente” attivi, dietro ci sono “persone”, con la loro foto e curriculum presente in tutti i prospetti. Il lavoro a monte viene svolto da analisti che studiano i bilanci della società e in determinati periodi effettuano incontri anche con il management per capire il loro business. Sulla base delle loro indicazioni, altri professionisti sono poi incaricati alla gestione del fondo stesso.


Si acquista in base alle indicazioni degli analisti, entrando gradualmente sui titoli, per poi uscirne senza “emotività”, una volta raggiunto un target. Nei periodi di crisi si lavora spostando liquidità su titoli il cui prezzo è in sconto, con prospettive di crescita.


Tutta questa catena di lavoro viene a volte compromessa attraverso liquidazioni di risparmiatori in preda alla paura. Molto spesso mi imbatto in portafogli fai da te, che non hanno alcun tipo di obiettivo, dove trovo un pò di questo e un pò di quello, con una grande correlazione tra di loro. Io invece consiglio sempre l’uso di contenitori, sia finanziari che assicurativi, in base ai bisogni del cliente. All’interno di essi possono essere poi inseriti fondi come ETF, acquistando così efficenza fiscale. Tutte le operazione al loro interno sono effettuate infatti al lordo di tassazione, con possibilità di rotazioni del portafoglio senza pagare “anticipatamente” tasse da versare. 


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