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Rappresentazione visiva dell'articolo: Ribilanciamento del portafoglio

Cosa significa ribilaciare il proprio portafoglio? 

Ribilanciare il portafoglio significa aggiustare i pesi delle varie attività finanziarie presenti in un portafoglio, come azioni, obbligazioni, materie prime, per riportare l’assetto iniziale ( o allocation) in linea con il proprio profilo di rischio. Ciò significa esaminare periodicamente gli investimenti per mantenere un equilibrio tra di loro. Molti svolgono questa attività in modo periodico, stabilendo date prefissate, ad esempio ogni 6 mesi o un anno. Io ritengo più funzionale adottare una strategia mirata al bisogno, stando attenti periodicamente al portafoglio, esaminando volta per volta se sia il caso di fare tale operazione o meno. In questa analisi è sempre bene tenere un margine di fluttuazione. Infatti se l’asset è variato solo di qualche punto non risulta necessario procedere.


L’esempio che segue chiarirà meglio il concetto:

Un cliente con un profilo equilibrato ha effettuato una ripartizione di 100.000€, suddivisa in 70% azionario e 30% obbligazionario.
A seguito dell’andamento del mercato, la parte azionaria del suo portafoglio è adesso salita del 100%, mentre la parte obbligazionaria del 20%. Si avranno quindi 140.000€ in azionario e 36.000€ nell’obbligazionario. Il totale del portafoglio è quindi salito a 176.000€.
Di conseguenza avremo un’esposizione all’azionario pari all’80% e l’obbligazionario, pur essendo salito, rimarrà fermo al 20%.


A questo punto, come sarebbe opportuno procedere?


Naturalmente dipende dalla stabilità degli obiettivi e del proprio profilo di rischio. Non bisogna lasciarsi influenzare dal nuovo asset creato dal mercato, in quanto aumenterebbe appunto il rischio del portafoglio. È fondamentale che questi due criteri restino invariati dall’inizio dell’investimento fino alla fine.
Nel caso dell’esempio sopracitato, bisogna sempre ricreare l’asset originario con il 70% azionario e il 30% obbligazionario.


Tutto ciò è assolutamente corretto nella teoria e appare anche piuttosto semplice e scontato da mettere in pratica. Tuttavia non è proprio così, in quanto non prende in considerazione la parte emotiva di ogni singolo investitore. È risaputo che quando i mercati salgono acquistiamo fiducia e molto spesso ci dimentichiamo dei periodi di calo. Restiamo ancorati alla convinzione che i mercati tenderanno ancora a salire. È indispensabile a questo punto avere un professionista al proprio fianco che, privo di coinvolgimento emotivo, sappia compiere la scelta più giusta e opportuna.


L’esempio fatto si riferisce a un mercato azionario in salita, ma potrebbe essere il contrario se quest’ultimo scendesse, agevolando così quello obbligazionario.


In conclusione:

Possiamo identificare due tipi di ribilanciamento, quello strategico e quello tattico.
Il primo riguarda quanto appena spiegato, ovvero riportare il portafoglio al suo asset iniziale (allocation). Un ribilanciamento tattico invece regola l’assett allocation in modo strategico: per un breve periodo sfrutta i momenti opportuni del mercato, per poi tornare all’allocazione originaria, una volta esaurita l’”opportunità”. E come sempre “mai da soli”.


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