Esperienza personale

In questi giorni invernali, a causa del brusco calo della temperatura e della presenza di neve e pioggia, non respiravo bene e mi sentivo il naso chiuso. Ho deciso, quindi, di recarmi in farmacia per acquistare un decongestionante nasale. La dottoressa, gentilmente, mi ha domandato quale prodotto desiderassi comprare. Influenzato dai numerosi spot televisivi ho chiesto quello che a, livello visivo, avevo impresso maggiormente in mente. Poco prima di consegnarmelo, però, la farmacista si è informata riguardo ai miei eventuali problemi pressori e, dopo aver saputo che soffro di pressione alta, ha affermato che quella medicina non era assolutamente adatta a me. In alternativa mi ha consigliato un altro prodotto con la medesima efficacia, ma del tutto naturale.

La sera stessa, poi, ho ricevuto un messaggio da una cliente in cui mi inviava la brochure di un ETF con le testuali parole: “Questo! TER 0,25 % - Buttaci 20.000 € sul 60/40 (60 azionario e 40 obbligazionario) – Scegli la versione distribuzione – Orizzonte 5-7 anni – Che cos’è? Forse l’ho già?”.

La cliente in qualche modo, anche se questa volta dal punto di vista finanziario, si è comportata come avevo fatto io per l’acquisto del decongestionante nasale.

Quelli che in finanza comportamentale sono conosciuti come BiasCognitivi riguardano l’ancoraggio, cioè la tendenza ad affidarsi eccessivamente alle informazioni che si ottengono. Una volta assimilate queste nozioni, infatti, il nostro cervello tende a restarvi ancorato.

Come prima cosa ho chiesto alla cliente, che normalmente è molto prudente e si dimostra interessata a prodotti con capitale garantito e un orizzonte temporale di breve periodo, quale fosse il motivo che l’avesse spinta verso questa decisione.

Se tale scelta era stata fatta per il solito “costa poco” le ho fatto comprendere che, questa ragione, non aveva alcun senso. Qualsiasi prodotto a “basso costo” ha sicuramente qualcosa in meno rispetto a uno più caro. Per esempio, un’utilitaria ha un costo decisamente inferiore a una potente berlina, ma è innegabile che abbiano caratteristiche diverse: una sarà indiscutibilmente più comoda nel trovare un parcheggio in città o per districarsi nel traffico, l’altra invece risulterà più indicata per affrontare, in modo confortevole, un lungo viaggio. Due costi diversi per due necessità diverse.

Se così non fosse, compreremo tutti automobili “utilitarie”.

Le ho anche dimostrato, con invio di report, che analoghi comparti di fondi comuni con medesimo grado di rischio, di obiettivo temporale e con un costo dell’1,25% avevano avuto, senza ombra di dubbio, un rendimento doppio del suo ETF.

Grazie a questo episodio è facile capire perché non abbia alcun senso il pensare che un prodotto che costi meno sia più performante rispetto a uno più caro. Nel risparmio gestito nel valore del NAV (Net Asset Value), che rappresenta la differenza tra il valore delle attività e quello delle passività, l’attivo è composto dalla somma del valore di mercato dei sottostanti titoli, che possono essere azioni o obbligazioni, mentre le passività sono le commissioni dovute alla società di gestione. La formula è NAV = (valore totale attivo – valore totale passivo) : numero quote. Quindi, se un prodotto ha un costo dello 0,25 %, ma ha reso in un lasso di tempo il 2,34 % e un altro ha un costo dell’1,25 % e nello stesso periodo ha reso 4,36 % perché dovrei optare per quello meno costoso a parità di benchmark, rischio e orizzonte temporale?

Lascio a voi la risposta.

    

    

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