Investire “Rischio Zero”.

Vorrei introdurvi a questo nuovo articolo ponendovi una domanda: secondo voi quale investimento è realmente a rischio zero?

 

Molti risparmiatori, nel momento in cui viene sottoposto alla loro attenzione uno strumento finanziario, sono soliti rivolgersi al loro interlocutore di fiducia esclamando: «Mi raccomando, non voglio rischiare!» 

Fermiamoci un attimo a riflettere. La frase “non voglio rischiare” ha effettivamente senso?

 

Questo meccanismo di difesa sembra essere quasi automatico e permette – a chi lo mette in pratica – di avere la sensazione di compiere azioni senza essere soggetto alle conseguenze, attuando quindi leffetto comportamentale del prendere la carota senza subire il bastone” (Bernstein, 1990).

 

Se ci pensiamo bene, anche nella vita quotidiana non possiamo affermare di avere un rischio zero. Proviamo a considerare il rischio che ci assumiamo quando guidiamo la nostra auto o mentre siamo affaccendati a svolgere i lavori in casa o quando, in giardino, usiamo una scala o il tagliaerba. Inoltre, anche molte attività lavorative comportano indubbiamente dei rischi, ma non per questo i lavoratori possono rifiutarsi di svolgerle, se fanno parte della loro professione.

 

Così come è sbagliato ritenere privi di rischio determinati strumenti finanziari che in realtà non ne sono esenti.

 

Vi porto, ora, qualche esempio per permettervi di capirmi meglio.

 

● Decido di investire tutto in Titoli di Stato Italiani,esponendo – in questo modo – il mio intero patrimonio al Rischio Italia. Purtroppo sarà sufficiente un abbassamento di rating o una ventilata possibilità di uscita dall’euro per vedere il valore del mio intero portafoglio scendere di molto.

 

● Dopo averci pensato, scelgo di investire tutto in Obbligazioni, emesse da un emittente o da una banca. Con questa mia scelta metto a grande rischio il mio intero capitale se quella banca o quell’emittente dovessero avere dei problemi. Questa eventualità è già successa molte volte in passato come, ad esempio, con Cirio, Parmalat, Finmeccanica, Argentina, Banca Etruria, e tanti altri ancora anche se in molti, purtroppo, se ne sono già dimenticati.

 

Anche tenere i propri soldi sul conto corrente potrebbe farci sentire sereni e tranquilli, con la convinzione di non correre alcun rischio. Dobbiamo, invece, tener presente che – seppur minimo – il rischio è presente.

 

Fatte queste considerazioni penso che sia, quindi, più opportuno parlare di “rischio accettabile”.

 

Rischio accettabile è, ad esempio, quello che corriamo quando usiamo la macchina: possiamo essere prudenti, ma è sempre possibile incorrere in un incidente nostro discapito e non per nostra negligenza. Questa eventualità non ci costringe, però, a non usare più l’auto.

 

Anche per qualsiasi intervento chirurgico, compresi quelli di piccola entità, non troveremo mai un chirurgo che ci dirà che la percentuale di rischio è nulla.

 

Cerchiamo di stare attenti a chi dice che quel determinato strumento finanziario è senza rischio.

Ha il capitale garantito!” Bene, ma da chi? Credo sia davvero azzardato dire che il rischio è pari a zero se, quello che garantisce, ovvero l’emittente – che può essere anche il più solido, può fallire come l’esperienza ci insegna.

 

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